Colpo su colpo, per la libertà d'espressione

Nella storia della produzione cinematografica italiana sono centinaia le pellicole a cui fu negato il nulla osta della censura, chiaro sintomo di quanto la libertà d'espressione sia un diritto non sempre garantito: basta sfogliare alcune pagine del libro “Visioni proibite. I film vietati dalla censura italiana”, a cura di Roberto Curti e Alessio di Rocco, per rendersi conto di quanto un certo oscurantismo caratterizzi la storia culturale del nostro paese.
Il saggio, composto da due volumi, ha difatti il merito di farci comprendere come la censura si sia sviluppata all'interno di un contesto sociale e politico caratterizzato dal potere del Vaticano nel promulgare i dettami della dottrina cattolica anche in ambito cinematografico, e dall'altra di quanto questa sia diventata uno strumento di lotta anticomunista in un momento in cui il cinema sovietico si stava diffondendo con un certo interesse e clamore. Inoltre, il secondo volume, arrivando fin quasi ad analizzare i giorni nostri, porta il lettore a interrogarsi su quali sono le forme e i criteri attraverso i quali la censura intervenga a regolare e condizionare le produzioni cinematografiche odierne.

Nonostante queste vicende possano apparire anacronistiche e fuoriluogo, alcuni meccanismi oscurantisti continuano a riproporsi nel campo della produzione culturale contemporanea, e non bisogna quindi stupirsi troppo se, ancora una volta, i contenuti di un'opera cinematografica esplicitamente grottesca e satirica rischiano di essere condannati, questa volta in tribunale, in quanto considerati diffamatori da parte di due esponenti della destra monzese, che vedono nell'opera un attacco al loro operato come amministratori pubblici. Il film sotto accusa è “COLPO DI GRAZIA . La città Teodolinda ha le ore contate”, racconto a episodi diretto dalla fantomatica regista svedese Skyler Grey uscito nel 2021 su Youtube. Il film, che affronta il tema della speculazione edilizia a Monza, cittadina alle porte di Milano, adotta un linguaggio teatrale e inverosimile dai toni dichiaratamente fittizi, guidando lo spettatore all'interno di ipotetiche vicende locali caratterizzate da intrighi di potere, corruzioni, favoreggiamenti, narcisismi, minacce di morte e colpi di scena.

Il processo, che prenderà il via il prossimo 30 ottobre 2024, mette sul banco degli imputati i due responsabili del sito web che ha promosso il film, prontamente oscurato subito dopo la messa online del film stesso; ad accusarli l’ex sindaco di centrodestra Dario Allevi e l’ex assessore leghista alla sicurezza Federico Arena, in quanto convinti di essere stati screditati e diffamati da un'opera di finzione che, pur ispirandosi al contesto monzese, poco ha a che fare con le storie di vita dei politici brianzoli e molto di più con le logiche speculative e mai del tutto trasparenti che contraddistinguono i rapporti di potere. Con l'esorbitante richiesta di 170.000 euro, i due politici monzesi intendono quindi rifarsi dei danni patrimoniali, morali e all'immagine che “COLPO DI GRAZIA” avrebbe inflitto loro, nonostante l'opera sia dichiaratamente un racconto di finzione che allude alla realtà solo per alcune scelte narrative strategiche allo sviluppo della trama e dei suoi personaggi principali.

Seppur l'esito del processo sia del tutto incerto, e che le due persone imputate non sono i responsabili creativi dell'opera ma I “semplici” tecnici informatici che ne hanno reso possibile la sua diffusione, resta il fatto che oggi, in Italia, un film venga nuovamente messa a giudizio per i contenuti contro-egemonici che esprime attraverso il linguaggio irriverente e libertario della satira politica, giustamente definita come “un ingrediente irrinunciabile in una democrazia”.

Come promotori e promotrici della piattaforma OpenDDB – Distribuzione dal Basso, dal 2013 ci occupiamo di distribuzione indipendente in Italia, promuovendo opere cinematografiche e letterarie dai forti contenuti di critica sociale e controculturale. Sul nostro sito, sono presenti anche diverse inchieste giornalistiche, tutte opere che, diversamente dai film di finzione, raccontano e denunciano vicende reali senza ricorrere a giochi iperborei e personaggi inverosimili, com'è invece il caso di “COLPO DI GRAZIA”, che proprio per questo motivo non può essere processato adottando i criteri di un'opera di cronaca né tantomeno quelli di un'inchiesta giornalistica, come invece tenteranno di fare in tribunale gli avvocati.

Come redazione, esprimiamo il nostro caloroso sostegno ai due imputati, alla regista Skyler Grey e a tutta la troupe che ha contribuito alla creazione dell'opera, nella convinzione dell'importanza di poter esprimere contenuti “scomodi” al potere grazie al linguaggio irriverente della satira. Invitiamo il pubblico di OpenDDB a prendere visione dell'opera, ad esprimere solidarietà agli imputati e a diffondere la Campagna “170k per un film” al fine di far conoscere la vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo “COLPO DI GRAZIA”.

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